Obon. La festa giapponese dei defunti.
Dal
13 al 16 agosto in tutto il Giappone si inizia la vacanza d'estate,
soprattutto per chi lavora tutto l'anno. Molti tornano a casa perché c'è
un evento molto speciale ad attenderli.
Chi vive lontano, parte un
paio di giorni prima e torna alla famiglia d'origine per stare con i
propri cari. Sono giorni di ressa agli aeroporti, gli aerei si riempono
di viaggiatori: una specie di esodo verso le famiglie, che possono così
riunirsi e festeggiare.
La festa che il popolo nipponico si
accinge a celebrare è l'Obon: la festa dei cari estinti. Una ricorrenza
dedicata ai parenti defunti: un po' come il vostro Ognissanti e il primo
novembre dei morti.
Nella tradizione nipponica, gli spiriti dei
parenti defunti, le vostre anime in occidente, con la morte trasmigrano
in quello che voi occidentali definite paradiso. I discendenti, con
questa festa e le sue liturgie, esprimono la loro gratitudine verso
l'aldilà, perché gli spiriti dei loro parenti defunti sono andati in
cielo e non all'inferno.
La preparazione è meticolosa e accurata.
Nella mia città, per esempio, intorno all'11 e al 12 agosto, si inizia a
fare una pulizia totale della tomba di famiglia. Su ogni tomba viene
collocata una lanterna e i cimiteri alla sera diventano luoghi
suggestivi.
Anche in casa vengono collocate delle grandi lanterne
bianche di diverse forme, davanti al butsudan: una specie di altare che a
noi giapponesi serve per pregare i nostri parenti defunti.
Poi,
dal 13, si inizia a frequentare ogni mattina e ogni sera la tomba di
famiglia, per curarla in ogni dettaglio: mettendo fiori, cambiando
l'acqua. E questo ogni giorno della festa.
Quando ero piccola, mi
ricordo che come quasi tutti i bambini per l'occasione indossavo uno
yukata: un kimono di cotone fatto per l'estate e andavo alla tomba
tenendo tra le mani una piccola lanterna, dalla quale si poteva vedere
il bagliore di una piccola fiamma.
Alla sera del 13, davanti alle
case, si colloca un piccolo falò per invitare gli spiriti degli
antenati, dei nonni, dei genitori, dei fratelli e figli che tornano a
casa. Ogni fuoco di famiglia serve per far individuare la casa d'origine
ai cari defunti.
Poi,
il 14 e il 15, ci si comporta come se gli spiriti dei defunti di
famiglia siano in casa con noi, per cui gli si offrono con deferenza
cibi e bevande sia alla mattina che alla sera, mentre si pranza e si
cena.
Inoltre, si va al tempio buddista per portare libagioni anche lì.
A
sera inoltrata, fuori di casa, ogni quartiere organizza la danza
dell'Obon, con gente di tutte le età che balla insieme in un girotondo
intorno a una specie di alto baldacchino di legno o bambù, dove sopra
c'è un anziano che canta (vedere qui).
Dei tamburi suonano dando il ritmo. Ogni città ha una danza diversa, in
genere molto lenta. Questa danza simboleggia la gioia che provano gli
spiriti dei defunti per essere fuggiti dall'inferno.
Alla sera
del 16 agosto, si accende un piccolo falò davanti a casa, questa volta
però per salutare le anime dei defunti che tornano nell'aldilà. E così
finisce la festa dell'Obon.
Ecco perché per noi giapponesi il
ferragosto è il periodo più importante dell'estate. E' il momento
mistico in cui simbolicamente si riunisce tutta la famiglia: chi è con
noi e chi non c'è più.